È un’azienda giovane, si definisce “fatta di persone che lavorano per fornire un prodotto di qualità”: Floricoltura Gagliolo si trova nella piana di Albenga e, dalle aromatiche, oggi si è perfezionata producendo anche piante fiorite e mediterranee, diventando, un’azienda dinamica, al lavoro tutto l’anno sempre con l’obiettivo della qualità. Questo mese abbiamo fatto quattro chiacchiere con Massimo Gagliolo.

Ci introduce un po’ alla storia di questa azienda?
«L’azienda nasce negli anni ‘90 ed è un’azienda familiare avviata da mio padre: l’attività ha iniziato con la produzione esclusiva di lavanda in vaso. Una realtà piccola, che continuando a lavorare è cresciuta: io sono entrato nel 1999, da allora abbiamo inserito nuovi lotti e produzioni diverse. All’inizio trattavamo solo aromatiche in diverse misure, poi abbiamo aggiunto anche la produzione di fiori e una parte commerciale, io vengo infatti da un settore completamente diverso, capivo poco di piante! Costruita una struttura commerciale diversa, abbiamo iniziato a ingrandire l’azienda inserendo prodotti nuovi».
Vi occupate quindi voi di tutto ora?
«Dopo il 2005-2006 è nata un’azienda anche commerciale, che tratta i prodotti della Piana di Albenga, esportati in Europa e Italia. Facciamo tutto direttamente noi: i nostri prodotti vengono venduti e commercializzati direttamente senza passare da strutture commerciali. Siamo 18 persone a rotazione, quattro in ufficio e gli altri in azienda. Abbiamo circa 4 ettari e mezzo, ma commercializziamo molti articoli, non possiamo produrre tutto ciò che vendiamo».

Quali sono le principali piante di cui vi occupate?
«Lavoriamo con piante fiorite e aromatiche: abbiamo integrato la nostra gamma con un servizio a 360° ma solo ed esclusivamente sul prodotto che abbiamo qui. Utilizziamo al 100% prodotti di Albenga, a esclusione di un servizio sugli agrumi siciliani».
Che mercato avete?
«Siamo nati in un momento in cui il mercato italiano era considerato un po’ “secondario”, era più importante quello estero. Quindi abbiamo scelto di dedicarci principalmente al mercato italiano, l’estero è arrivato dopo, quando abbiamo aperto la parte commerciale dell’azienda. Oggi viviamo di un mercato italiano che corrisponde circa al 60%, il restante 40% è estero. Lavoriamo in Germania, in Polonia, in Repubblica Ceca, in Francia, Austria, Belgio, un po’ in tutta Europa».
Quali sono le criticità prevalenti negli ultimi anni?
«In questa zona abbiamo sofferto tutti di piogge che sono praticamente diventate uragani tropicali, corti, ma con quantità di acqua caduta in tre ore che magari dovrebbe cadere in un mese. Abbiamo subìto negli ultimi 5-6 anni diversi danneggiamenti per questa situazione a cui purtroppo, a parte l’attenzione nella coltivazione, possiamo porre pochi rimedi. Purtroppo a volte, lavorando in percentuali maggiori fuori e non all’interno, come in altre realtà italiane, abbiamo subito i danni, ma il nostro prodotto è caratterizzato proprio dal fatto di essere coltivato all’esterno. È del resto la peculiarità che ha fatto sì che la Piana crescesse da un punto di vista di qualità del prodotto».

Quali provvedimenti avete preso?
«Possiamo lavorare sull’attenzione rispetto all’acqua, ai fossi, alle pendenze e alle stagionalità. Quanto al caldo, ci siamo attrezzati per spezzare l’afa estiva, ma per fortuna siamo vicino al mare, nonostante le alte temperature non c’è un sole così forte e siamo in una condizione agevolata rispetto ad altre zone di Italia che soffrono di più. Abbiamo iniziato a spostare una parte del processo produttivo in serra per poi portare le piante fuori, è una scelta che negli ultimi anni ci ha aiutato. Oltre a queste attenzioni, diventa difficile contrastare questo momento climatico particolare».
Però avete un’attenzione particolare per l’ambiente
«È un po’ la tendenza del mercato: abbiamo cercato di introdurre prodotti che siano poco impattanti, e abbiamo modificato il nostro modo di lavorare dividendo i trattamenti compatibilmente con le criticità dei periodi, tra insetti e patologie, utilizzandone il meno possibile. Abbiamo cercato di impiegare al cento per cento plastiche riciclabili, e di stare al passo con quello che offre il mercato, senza badare ai costi ma scegliendo prodotti che impattano meno sull’ambiente. E poi abbiamo investito su un impianto fotovoltaico contro gli sprechi energetici».
Non solo ambiente, ma responsabilità sociale
«Sì, abbiamo aiutato un’azienda che fa lavorare i ragazzi autistici o con difficoltà motorie, per produrre un vaso biologico. Li abbiamo appoggiati completamente anche se il mercato del bio in Italia cresce con fatica, almeno per noi».

Il vostro cuore sono le aromatiche: ce ne sono di particolari?
«Potrei dire “lo facciamo solo noi”, ma sarebbe una bugia e non corrisponde al nostro modo di fare. Ad Albenga si fanno tantissimi prodotti, non ha senso vantarsi in maniera “individuale”, ma credo invece che dobbiamo far crescere il sistema Albenga. I produttori sono attentissimi a inserire piante nuove e sviluppare nuove idee per far sì che la gamma delle aromatiche sia unica. Sfruttiamo la conoscenza ormai trentennale nel settore. Se dovessi dire che siamo stati bravi, mi vanterei di una cosa non mia! Non facciamo altro che veicolare la capacità degli altri, e sondare il mercato».
Merito dei produttori di zona
«Il lavoro è di tutti loro, la nostra zona ha tantissimi micro-produttori. Si passa quindi dal lemon grass, molto di moda negli ultimi due anni, all’erba fungo, molto particolare, che ha ancora pochissimo mercato. Poi ci sono cerfoglio, coriandolo per le cucine asiatiche, le mente indiane… Tutto per riempire i listini di novità ed estendere le conoscenze su questi prodotti nei garden».
La sua aromatica preferita?
«Mio padre ha 90 anni e continua a girare in azienda: siamo nati producendo lavande e io sono cresciuto con una gamma importante di lavande anche particolari, a cui sono affezionato. Lo sviluppo di tutte le nuove varietà di lavanda e di quel tipo di mercato mi piace molto. Attraverso una ristrutturazione importante abbiamo creato un agriturismo dove abbiamo anche un lavandeto. Abbiamo ripristinato muri, olivi, vecchi pozzi, è una cosa a cui siamo molto legati ed è nuova per noi che ci occupiamo di un altro settore. È un vecchio rustico di fine ‘800 che dopo la ristrutturazione ha preso il via l’anno scorso».
Articolo di Alessandra Chiappori.
