La nostra rubrica #NotaTecnica oggi incontra la dott.ssa Patrizia Martini, funzionario responsabile del Servizio fitopatologico e difesa dell’Istituto Regionale per la Floricoltura, Sanremo, che ha dedicato oltre 30 anni allo studio delle avversità delle piante con particolare attenzione a quelle da fiore e da ornamento nello specifico areale della nostra provincia. Un’eccellenza al servizio della floricoltura ligure.
Buongiorno Patrizia, sei una delle voci storiche di Flornews, fin dalla sua prima edizione col CSF. Come è nata l’idea del bollettino?
Le Avvertenze Colturali e Fitosanitarie in versione bollettino sono nate nel 2007 con la prima edizione di Flornews Liguria, la newsletter di floricoltura del CSF – Centro Regionale Servizi per la Floricoltura della Regione Liguria con il quale è stata avviata una collaborazione durata oltre un decennio. Ora il Flornews è ripreso in un’altra forma ma il nostro lavoro resta invariato.
Come laboratorio fitopatologico pensiamo che questo strumento sia utile ed a tratti indispensabile per le aziende floricole liguri, proprio perché fornisce una fotografia del territorio che tiene conto delle sue peculiarità colturali e climatiche. E’ un lavoro importante, frutto della collaborazione tra i tecnici IRF e i tecnici che operano sul territorio, tutte figure di grande professionalità che da anni si occupano di gestione fitosanitaria e quindi hanno “il polso della situazione sul campo”.
Anche se molto apprezzato dai produttori, non è un lavoro esente da critiche
Assolutamente no. Proprio perché lo scopo prioritario di questo bollettino è quello di fornire indicazioni mirate ad attuare strategie preventive, la critica che ci viene mossa è quella che a volte non riusciamo a essere più tempisti nelle nostre previsioni. Il contesto agricolo ligure è assai complesso: in un piccolo spazio si trovano aree climatiche diverse in cui si conduce un’agricoltura specializzata e diversificata in varie tipologie colturali, sia intensive che estensive, caratterizzate da problematiche differenti, per cui elaborare previsioni puntuali è assai difficile. Inoltre con frequenza crescente si stanno verificando eventi ”eccezionali” (siccità, colpi di caldo, fenomeni meteorologici copiosi o violenti, …) che inevitabilmente si ripercuotono sulle colture in atto e sul territorio, rendendo necessari interventi d’emergenza piuttosto che di prevenzione.
A proposito di cambiamento climatico, quanto influsce questa problematica nel tuo lavoro e nella vita dei floricoltori?
I cambiamenti climatici inevitabilmente stanno influenzando anche le nostre coltivazioni, e sempre più spesso ci troviamo di fronte a problematiche legate a stress ambientali e ad avversità fitosanitarie a volte difficili da prevenire e contrastare. Tra queste ultime alcune sono causate da agenti già da tempo presenti sul nostro territorio ma che, grazie al mutare del clima e/o alla progressiva riduzione dei mezzi di difesa, stanno diventando di difficile gestione. Alcuni esempi sono le avversità di origine tellurica, come gli agenti di tracheomicosi e i nematodi, che in seguito alla limitazione nell’impiego dei fumiganti sono sempre più difficili da contenere; i tripidi, recentemente ad es. si è osservato un aumento della presenza del “tripide fasciato”, insetto di origine tropicale da tempo presente in modo sporadico nelle coltivazioni in serra ma che, come la Frankliniella, sta diventando sempre più aggressivo anche su colture in pien’aria. Altre invece sono provocate da organismi di nuova introduzione, spesso provenienti da zone tropicali e sub tropicali, che ormai trovano condizioni favorevoli al loro sviluppo anche nel nostro territorio, ad esempio ormai ampiamente diffusi sono la cimice asiatica, la cicalina Recania speculum e i punteruoli del fico e dell’agave.
Quest’ultimo è un fenomeno da monitorare con estrema attenzione, e che ci costringe ad essere sempre più vigili e attenti.
La difesa fitosanitaria è un argomento molto importante e l’ IRF e il bollettino in tutti questi anni hanno accompagnato la crescita professionale dei floricoltori. Quali sono stati i cambi più importanti di questi anni?
La difesa fitosanitaria in questi anni sta cambiando in modo radicale. Il Green Deal Europeo, il pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, tra i vari obiettivi ha la significativa riduzione del mezzo chimico di difesa, cosa che potrebbe mettere in difficoltà il comparto floricolo che, come si sa, necessità di poter disporre di mezzi di lotta in grado di garantire l’estetica di un prodotto che deve giungere al consumatore privo di difetti. L’uso controllato e più consono dei prodotti fitosanitari è sicuramente una responsabilità ambientale che dobbiamo prendere in considerazione, pertanto i nostri produttori hanno una crescente esigenza di disporre di efficaci strategie di difesa in grado di consentire l’ottenimento di un prodotto di alto valore commerciale ricorrendo ad una difesa sostenibile. Purtroppo ad oggi, e soprattutto nel contesto ligure, è ancora difficile parlare di difesa sostenibile a tutto tondo, e quindi è necessario investire maggiormente su ricerca e sperimentazione mirata al comparto delle piante ornamentali.
Per quanto negli ultimi anni la ricerca nel campo della difesa fitosanitaria abbia fatto passi da gigante, i settori più studiati restano quelli delle colture maggiori (cereali, fruttiferi, vite, olivo, …) che per tipologia sia colturale sia di prodotto finale presentano caratteristiche decisamente diverse da quello floricolo: sarebbe pertanto necessario verificare quanto vi sia di trasferibile e investire in ricerca mirata, come già si sta facendo per il comparto delle piante aromatiche in vaso dove l’esigenza di ridurre al minimo i residui di prodotti fitosanitari sta costringendo i coltivatori a prestare estrema attenzione agli impianti e ad adottare tutte le strategie preventive disponibili.
Da anni organizzi corsi per i patentini fitosanitari: che consiglio vuoi dare a chi vuole, o deve, seguire questi corsi?
C’è una normativa precisa, che a breve verrà aggiornata con nuove linee guida della Regione Liguria. E’ un onere importante e come IRF cerchiamo di dedicare molta attenzione a trasmettere i principi della difesa integrata calandoli il più possibile sul nostro territorio, in modo che questi corsi diventino un supporto concreto per gli operatori. Il nostro punto di forza è quello di disporre di esperti fitoiatri che da decenni si occupano di diagnostica e difesa, per cui durante i corsi cerchiamo sempre di associare la nostra esperienza di campo alla teoria.
Quali sono le principali difficoltà che un floricoltore deve affrontare oggi?
Come detto sopra, nel breve periodo sarà importante mettere a punto adeguate strategie di difesa integrata, in quanto la progressiva riduzione di disponibilità e/o la limitazione nell’impiego del mezzo chimico tradizionale, se non adeguatamente compensate, potrebbero incidere in modo significativo sulle produzioni floricole, soprattutto in caso di insorgenza di problematiche di difficile gestione.
Inoltre se caldo e siccità continueranno a causare criticità potrebbe anche essere necessario rivedere alcuni aspetti colturali: ad es. gli impianti di specie originarie dei climi temperati, come l’eucaliptus, da qualche anno sono in sofferenza, per cui sarebbe opportuno valutare di investire su specie più tolleranti; le piantagioni delle colture a produzione invernale – quali ranuncolo, anemone e papavero – tradizionalmente avviate in agosto potrebbero dover essere ritardate per evitare arresti di sviluppo, … I floricoltori si trovano pertanto di fronte a una serie di sfide che richiedono un approccio sistemico, non solo per valutare la qualità delle produzioni ma anche per assumere consapevolezza dell’importanza del contesto territoriale e della componente ambientale, e per affrontarle necessiterà un grande supporto coordinato tra le varie strutture che sono coinvolte a vario titolo in floricoltura e investimenti in ricerca e sperimentazione.
Quali sono i risultati raggiunti nel tuo lavoro di cui vai maggiormente fiera?
Lavoro all’IRF dal 1 giugno 1991 e le mie soddisfazioni più grandi sono state mantenere salda nel tempo l’operatività e la professionalità del Laboratorio di Patologia, che fin dai primi anni ’80 è sempre stato un importante punto di riferimento sul territorio, e riuscire a rafforzare un settore che fino a qualche anno fa era frammentato in più unità e che invece oggi, anche grazie ai recenti concorsi voluti e portati a termine dal nuovo Direttore, sarà potenziato attraverso l’assunzione di due funzionari di ricerca, in fitopatologia e in entomologia agraria. L’integrazione di queste due professionalità ci consente di divenire una vera e propria squadra dotata di tutte le competenze necessarie a coprire vari aspetti, a partire dalla diagnostica (tra l’altro nel 2021 il Laboratorio è stato designato da Regione Liguria quale Laboratorio Ufficiale per l’esecuzione di analisi, prove e diagnosi sugli organismi nocivi regolamentati ai sensi del Reg (UE) 625/2017, con particolare riferimento a Xylella fastidiosa), alla ricerca nel settore della difesa, fino alla formazione. Ora stiamo lavorando intensamente per raggiungere un importante obiettivo, ovvero l’ottenimento dell’accreditamento del Laboratorio ai sensi della norma ISO/IEC 17025 che ci metterà in condizione di certificare il possesso dei requisiti tecnici e relativi al sistema di gestione necessari per offrire dati e risultati accurati e tecnicamente validi per specifiche attività di prova e analisi.
Naturalmente tutto questo senza il supporto del team “fitopatologi” non sarebbe stato possibile, per cui il merito va condiviso con Laura Repetto, Endrio Derin, Marco Odasso e Giorgia Triglia.