Abbiamo raccolto le prime impressioni, tramite interviste dirette ai produttori protagonisti della filiera, sulla stagione florovivaistica da poco conclusasi. In questo articolo ci concentriamo sulle piante in vaso.

Il 2021 è partito non facendo certo sperare in un cambio di rotta rispetto alla fine del 2020 che, ancora, ha risentito degli strascichi della forte crisi causata dalla pandemia da COVID-19. Nel mese di gennaio sia per quel che riguarda le piante aromatiche che per quelle fiorite, le vendite sono state al di sotto delle aspettative.

E’ stato il mese di febbraio ad aver risollevato gli animi di produttori e commercianti, si è tornati a valori pre-crisi da COVID-19 facendo segnare un +10% circa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per quel che riguarda le piante aromatiche, si è venduto anche prodotto non ancora giunto alla completa maturazione commerciale, a seguito di richieste ben superiori alle disponibilità di quel periodo. Tali richieste hanno riguardato soprattutto il rosmarino.

Per quel che riguarda il prodotto fiorito dimorfoteche e garofanini in vaso hanno avuto un grande successo sui mercati esteri.

Nei mesi successivi è proseguita la scia positiva che ha coinvolto anche altre tipologie di prodotto, come le margherite che sono andate praticamente esaurite entro la Festa della Mamma, con un certo di rialzo dei prezzi soprattutto per il prodotto vaso diametro 14 e ad alberello, cosa che non avveniva ormai da diversi anni.

Una buona annata confermata anche da Aldo Alberto, della Floricola Alberto anche presidente di CIA Liguria: “È fuori dubbio che questa sia stata una grande stagione. Sicuramente una delle migliori negli ultimi anni.”

Ma quali sono state le ragioni di questo grande successo per quanto riguarda le piante in vaso della zona di Albenga? Alberto non ha dubbi sul fatto che i lockdown abbiano giocato un ruolo importante. “Sicuramente, e lo dimostrano anche numerose ricerche a livello europeo, il fatto di essere chiusi in casa ha portato molti a curare e migliorare l’ambiente dove si vive con le piante. Senza poi considerare il fatto che stiamo vivendo un periodo storico in cui il verde e i fiori vanno molto di moda. In alcuni momenti è addirittura mancato il prodotto, parlo in particolare di alcune aromatiche e delle margherite.”

“Dobbiamo però guardare alla prossima stagione con prudenza – aggiunge Albertosenza lasciarci trascinare dall’entusiasmo. Non è facile programmare e capire come sarà la prossima stagione anche se io vedo un trend positivo e sono ottimista. Solo per fare un esempio verso fine stagione, tra maggio e giugno, alcune aziende hanno piantato prodotti freschi per andare incontro alla domanda ma sono rimasti con tanto invenduto.”

Per il prodotto albenganese il 90% è sempre destinato ai mercati esteri, soprattutto Germania, Francia, Austria. Per quel che riguarda il Regno Unito, le incertezze dovute alla Brexit ancora si fanno sentire e non permettono un mercato stabile per il nostro prodotto, si attendono norme più chiare per permettere una migliore circolazione dei prodotti.

Su questo argomento Ilario Della Valle, noto esportatore e produttore di Albenga, dichiara: “Difficile stilare una lista di quali Paesi siano andati meglio o peggio. Il nostro prodotto è andato bene dappertutto ed è stato comprato tutto quello che era a disposizione.”

Della Valle spiega: “Si è creata una concomitanza di fattori positivi. Il clima è stato perfetto, ha rallentato le piante nel Nord Europa garantendo e spianando la strada all’importazione di prodotto albenganese. Inoltre l’incertezza determinata dalla pandemia, soprattutto in Germania, ha penalizzato il prodotto locale favorendo quello importato. Berlino non è mai stata così fiorita, la gente stando a casa si è dedicata al giardino. Inoltre, fortunatamente, ad Albenga nonostante l’incertezza si è piantato lo stesso numero di vasi degli anni passati, cosa che in altri paesi del Nord Europa, onde evitare invenduto, non è stato fatto. 

La speranza è che questa scia positiva possa permettere di sbloccare uno stagnamento dei prezzi che ormai perdura da molti anni e non tiene conto degli aumenti ed adeguamenti verificatesi negli ultimi anni. Un prezzo “ai minimi storici” che ora sta cercando di risollevarsi su alcuni prodotti più richiesti, tra tutti le margherite ed alcune tipologie di aromatiche.

Per quanto riguarda i prezzi sia Alberto sia Della Valle concordano che sono rimati sostanzialmente gli stessi del 2020 con leggeri incrementi, non significativi in alcuni casi. Entrambi prevedono però un innalzamento nel 2022 dovuto, però, all’aumento dei prezzi delle materie prime, delle materie plastiche utilizzate per i vasi e gli altri contenitori e dei substrati di coltivazione.

“Un aumento che non andrà quindi a beneficio dei coltivatori, ma sarà necessario per mantenere i guadagni stabili,” dichiara Alberto. “Sarebbe necessario un aumento di almeno il 4-5%, ma bisogna fare fronte comune. I prezzi il prossimo anno potrebbero rivelarsi una problematica,” aggiunge Della Valle.

Anche Lionella Pastor, titolare, insieme alla sorella, della storica azienda Pastor Luigi, ci conferma che “La stagione è andata molto bene, ma i rincari su terricci e materie plastiche sono fonte di preoccupazione, così come lo spettro di nuove chiusure o norme dettate dai sistemi di contenimento alla pandemia da COVID19. Dobbiamo essere pronti e prepararti a fronteggiare queste possibili difficoltà con prontezza”.

Sul fronte della qualità della produzione, Giovanni Minuto, direttore del CeRSAA di Albenga ci conferma “Il prodotto ingauno è da sempre noto per la sua qualità e sono in arrivo innovazioni di prodotto e di processo in grado di sostenere al meglio il suo sviluppo, puntando su 3 fattori fondamentali: tracciabilità, sicurezza alimentare e riduzione dell’impatto ambientale. Di questo ci stiamo occupando all’interno del progetto SmartAroma, finanziato grazie al PSR 2014-2020 misura 16.2, di cui a breve saranno divulgati i risultati.”

Luca DeMichelis, presidente del Distretto, chiude così: “In qualche caso è addirittura mancato il prodotto. Probabilmente il terrificante inizio di primavera 2020 ha spaventato diversi produttori che non si sono arrischiati a piantare più prodotto. All’orizzonte ci sono costi crescenti ma come punto di forza abbiamo una buona domanda ed una piana di Albenga che ha più fiducia in se stessa.”

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