Nella giornata del 12 gennaio scorso la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un Decreto interministeriale che ha messo in allarme la filiera della Cannabis light; settore che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom con oltre 3000 aziende e oltre 10mila lavoratori in tutta Italia. In Liguria si tratta di un trend in forte espansione con la riconversione di sempre più ampie porzioni di terra.

Nello specifico il decreto definisce “l’elenco delle specie di piante officinali coltivate nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee”. (Per maggiori notizie sul decreto leggi l’articolo al seguente link: www.flornewsliguria.it/decreto-piante-officinali-arriva-lintesa-in-conferenza-stato-regioni).

L’articolo 1 comma 4 conferma sotto l’ombrello legislativo della 309/90 “la coltivazione delle piante di Cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale”. Il testo prescinde dallo specificare che vi siano o meno sostanze psicoattive al di sopra dei limiti fissati dalla legge sulla filiera agroindustriale della canapa del 2016.

La questione ha smosso il mondo della Cannabis Sativa preoccupando alcuni produttori, commercianti e addetti. Allarmismi alimentati dai titoli di giornale che annunciano: “La Cannabis light diventa illegale”, “Il governo ha messo fuori legge la Cannabis light”, ecc.

Per alcuni, infatti, il nuovo decreto significherebbe che coltivatori e rivenditori andrebbero incontro al rischio di subire le sanzioni contenute nel Testo Unico sulle droghe (309/90). 

L’interpretazione della nuova norma amministrativa però non è ancora limpida. Una situazione a cui ormai la filiera è abituata, essendo infatti sempre stata caratterizzata da un limbo legislativo che ne mette continuamente a rischio gli sviluppi futuri così come sottolineato anche da Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria, in un’intervista pubblicata da Flornews Liguria il 6 ottobre scorso e visibile a questo link: https://www.flornewsliguria.it/liguria-produzione-cannabis-trend-in-aumento-ma-permane-incertezza-legislativa-e-sardegna-pronta-a-inondare-il-mercato/2159/.

Non a caso Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ha dichiarato all’Ansa: “Nonostante la sollecitazione di Agrinsieme ad una modifica del decreto per valorizzare pienamente le piante di Cannabis Sativa L. a basso THC in ambito officinale, il testo approvato, non la ha recepita. Si è quindi persa l’occasione di fare chiarezza sul piano normativo e di dare una spinta propulsiva a un comparto che ha tutte le potenzialità, a livello agricolo e di trasformazione, di attrarre risorse e investimenti, creando occupazione, specie giovanile. Si tratta, peraltro, di una coltura che può dare un grande contributo allo sviluppo della bioeconomia circolare. L’auspicio di Agrinsieme, è che in tempi brevi ci sia la volontà di chiarire tutti gli aspetti degli usi di questa coltura per dare certezza agli operatori del settore.”

Un’occasione mancata per fare chiarezza sulle norme che regolano la filiera, secondo Agrinsieme, ma che non cambia di fatto la situazione attuale e la regolamentazione inerente alla Cannabis come confermato da fonti interne al Ministero delle Politiche Agricole. Trattandosi di un decreto attuativo, infatti, la norma che continua a regolamentare la Cannabis è e rimane la legge n. 242 del 2016. 

Rimane comunque fondamentale un approfondimento che Flornews Liguria e il DFL (Distretto Florovivaistico della Liguria) stanno affrontando. Verranno comunicati aggiornamenti, non appena sarà possibile, cercando di fare chiarezza sulla situazione.

Alessandro Lanteri, coordinatore del DFL, conclude dichiarando: “La coltivazione della Cannabis è un tema caldo dal punto di vista politico. A prescindere dalle idee di ognuno, è diventata una coltivazione significativa nel Ponente ligure e come tale il Distretto la considera una coltura economicamente interessante soggetta a evoluzioni dal punto di vista legale. Abbiamo ovviamente il dovere di informare tempestivamente, ma anche correttamente i coltivatori.”

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