È una storica azienda avviata nel 1968 e nel 1992, sulla scia di una storia familiare consolidata, è ripartita con una nuova veste e nuove energie e passioni, sempre a Sanremo. L’azienda floricola Viglietti Sergio è la protagonista della rubrica #InAzienda: siamo andati alla scoperta di questa realtà chiacchierando con il suo fondatore, Sergio Viglietti.

L’azienda di esportazione fiori Viglietti ha una sorta di doppia storia: ce la racconta?

«Nel 1992 mi sono slegato dalle dinamiche familiari con i miei genitori, e con mia moglie ho creato la Viglietti Sergio. Quell’anno abbiamo preso dapprima un magazzino di quelli medi, da 150 metri al Mercato dei Fiori. Abbiamo notato che il lavoro funzionava bene e dopo un anno ci siamo trasferiti in uno di quelli più grandi, che superava i 300 metri e aveva un’area esterna. Ci siamo trovati bene lì, siamo rimasti quindici anni».

E poi?

«Nel 2002 abbiamo comprato un terreno vicino all’azienda agricola dei miei genitori, alla salita del Poggio, per andare a Ceriana, dove siamo ancora adesso. C’era un bell’appezzamento su cui abbiamo costruito il magazzino interrato. Le dimensioni sono le stesse, non è enorme, ma c’è un grande spazio esterno con una serra deposito. Abbiamo più spazio fruibile, più aria buona, una buona vista e il sole tutti i giorni!»

Anche il paesaggio influisce

«Ammetto che il nostro umore ne ha giovato, e anche quello dei nostri dipendenti»

Quanti siete in azienda?

«Ora diciassette, con me e mia moglie»

In questi decenni il panorama del mercato floricolo è molto cambiato: come?

«È tutto molto più frenetico e più attento alle novità, ma anche alle colture tradizionali. Noi siamo riusciti negli anni a ricreare una domanda di garofani recisi, ibridati e coltivati qui a Sanremo. Non nascondo che sono molto contento, si tratta di un articolo storico e mi premeva che non andasse perso. I nostri clienti ci richiedono i garofani tutti gli anni perché hanno una qualità differente rispetto a quel che ricevono da altri parti del mondo o dal sud Italia»

Un prodotto unico…

«È un prodotto qualitativamente migliore: ha un fiore più grosso, lo stelo più robusto… è tutta un’altra cosa: ci sono dentro il sole, il mare e la passione di chi lo coltiva da tanti anni, perché i nostri produttori coltivano garofani da due o tre generazioni. Questa professionalità vuol dire tanto»

Di quali altri prodotti vi occupate?

«Tutti i fiori e tutti i tipi di verde disponibili sul mercato di Sanremo: sono molti, abbiamo un listino ampio. Abbiamo clienti che magari comprano poco tutti i giorni ma sempre, per avere il prodotto fresco, tant’è che mettiamo delle etichette con il QRcode e la data, fornendo una garanzia significativa»

Ci sono altre tendenze del mercato?

«Oltre al garofano c’è sempre il ranuncolo che ogni anno la fa da padrone nel suo periodo storico, da gennaio fino a maggio: forse è il fiore che si vende di più in quantità. Il garofano ha un periodo più lungo che va da novembre fino a giugno, il ranuncolo è un po’ più concentrato, come l’anemone, e subito dopo Natale aumentano le richieste . I ranuncoli erano considerati fiori primaverili, quindi sono venduti in quantità in quel periodo proprio perché si avvicina la primavera»

Avete mai richieste insolite?

«Cerchiamo di mantenere alta anche la vendita delle rose a grappolo o profumate. Rose particolari che magari si trovano anche da altre parti, ma noi le possiamo fornire tutti i giorni sui mercati tradizionali del nord Europa, e arriviamo più freschi. Per non parlare poi delle ibridazioni locali di rose che abbiamo solo noi: non vengono vendute in nessun’altra parte del mondo. Valorizziamo la catena, dalla produzione al fornitore fino alla commercializzazione, senza vendere la classica rosa, ma qualcosa di particolare. E poi cerchiamo sempre di vendere tutti i fiori con i loro nome, anche i garofani»

La passione si sente nelle sue parole

«Sono cresciuto a pane e fiori: quando ero piccolino, come tanti, giocavo in magazzino con i pezzettini di garofani!»

Con che paesi stranieri ha a che fare la Viglietti Sergio?

«Germania, Austria, Svizzera, un po’ di Francia e poca Italia, se non qualche cliente storico. Ritengo che la cosa più importante sia fare un bel lavoro e accontentare la clientela, ma anche dare il giusto prezzo al fornitore, che deve continuare a poter lavorare. A volte è necessario rifiutare delle vendite. Nonostante i numeri, restiamo un’azienda piccola e dobbiamo correre per preparare il prodotto: abbiamo gli ordini al mattino, poi partono e dobbiamo essere rapidi nel confezionare. Noi apriamo tutti i fiori e tutti i mazzi per controllarle: la qualità è al primo posto»

La giornata inizia molto presto in azienda…

«Sì, alle 5 si va all’asta e si incontrano gli altri fornitori, in magazzino iniziamo alle 7, sotto le feste alle 6. La qualità del lavoro è importante, non si può fare come una volta, dall’alba al tramonto. E poi si fa sempre fatica a trovare personale»

Giovani ne arrivano?

«Punto molto sui giovani, cinque anni fa ho avuto la fortuna di incontrare un ragazzo uscito dalla scuola agraria che non sapeva niente e che si è appassionato al nostro lavoro. Da apprendista stagionale è passato a un contratto a tempo indeterminato, e oggi va all’asta a comprare e ha imparato praticamente tutto, affiancato da un dipendente che abbiamo da quasi trent’anni. L’anno scorso un altro ragazzo è entrato da noi e si è appassionato, forse anche per l’ambiente o i colleghi. Sono contento: un ricambio prima o poi andava previsto»

30 anni di lavoro non sono banali!

«È vero, e infatti il 1 maggio abbiamo fatto festa perché ho accompagnato Antonio Stilo, che lavora con me da quasi da trent’anni, a Genova a ritirare la stella al merito per il lavoro. È stata una bella festa, il giusto riconoscimento per una persona che è sempre stata fedele: lui iniziò con noi il 7 settembre 1995, 29 anni fa. Certe cose fanno bene al cuore»

È una soddisfazione aver trasmesso la sua passione?

«Certo, è una cosa molto importante. Ho partecipato anche a Orientamenti: sono vice presidente dell’Ancef [Associazione Nazionale Commercianti Esportatori Fiori, N.d.R.] e in quell’occasione, con i colleghi, abbiamo spiegato il nostro lavoro a giovani delle scuole agrarie e anche del liceo, fornendo loro informazioni in più sulle aziende floricole. È stato molto interessante»

Cosa c’è nel futuro della sua azienda?

«Il nostro obiettivo principale rimane sempre soddisfare al massimo la clientela e cercare di far piantare più prodotto a qualche nuovo coltivatore. Ci provo da tempo: sto cercando di affiancare dei giovani a degli anziani che chiudono e magari hanno piante ancora produttive. È molto difficile ma insisto, perché se non si fa così alla fine potrebbe mancare sempre più produzione. Non vorremmo dire “una volta c’erano i fiori da noi”: è giusto pensare alla produzione, non solo al commercio e ai dati, ma oggi non è più così, bisogna fare attenzione all’insieme. Perché se non abbiamo anche i produttori, si chiude!».

Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.

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