La rubrica #NotaTecnica entra al Labcam, il Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio Riviere di Liguria – Imperia La Spezia Savona. Si tratta di una realtà nata per fornire assistenza sia nel miglioramento dei prodotti che nei processi produttivi, un’attività che, considerato il radicamento sul territorio del laboratorio, è rivolta al settore agroalimentare. Nell’intervista al suo direttore, Luca Medini, scopriamo di più sulle analisi condotte dal Labcam, sui servizi offerti e sulle peculiarità che rendono unico questo centro di ricerca con sede ad Albenga.

Chi è Luca Medini e qual è il suo ruolo all’interno del Labcam?

«Sono un chimico, lavoro al laboratorio Chimico Merceologico fin dalla sua nascita, dal 1995, e sono direttore generale di Labcam dal 2015, cioè da quando è stato creato. Nel 2015 infatti l’allora laboratorio chimico dell’Azienda Speciale è stato trasformato in una Società a responsabilità limitata di proprietà totale della Camera di Commercio Riviere di Liguria».

È cambiata la nomenclatura, ma non le attività

«Esatto, il laboratorio si occupava di analisi agroalimentari e continua a farlo. Al momento la struttura prevede ventidue operatori tra cui chimici, biologi, laureati in chimica e farmaceutica, oltre a diverse altre professionalità».

Di che tipo di ricerche vi occupate?

«Lavoriamo quasi sempre a partire dagli input di aziende e cittadini. La nostra quindi è una ricerca applicata alla soddisfazione dei bisogni degli interlocutori che, per la maggior parte, sono aziende del territorio, quindi agricole. Poi abbiamo ampliato il settore all’ambito complessivo dell’agroalimentare per due motivi: il primo è la caratterizzazione merceologica dell’alimento in senso generale, positivo o negativo. Per esempio attributi positivi dei contenenti, come nutraceutici, oppure caratteristiche premianti dell’alimento. Il secondo motivo è la verifica della conformità ad alcuni adempimenti di legge. Un classico esempio per il nostro territorio è l’analisi dei residui di fitofarmaci, oppure di altri contaminanti di natura chimica in generale o microbiologica».

Filiera agroalimentare e prodotti del territorio: di cosa parliamo nello specifico?

«Per la Piana di Albenga si tratta per esempio di prodotti tipici del territorio come gli aromi. Ma ci sono anche ortaggi caratteristici, dal pomodoro al carciofo. Il nostro bacino di utenza si è via via allargato a livello regionale con le aziende che trasformano i prodotti, quindi conserviere oppure olivicoltori e frantoi, e poi a livello nazionale, per cui su un bacino che parte dalla Sicilia e arriva al Friuli Venezia Giulia serviamo le aziende agroalimentari con ricerche sui contaminanti e studi sui prodotti. Il Laboratorio ha inoltre da quasi vent’anni una sezione dedicata all’analisi sensoriale».

Questo cosa significa?

«Il laboratorio è uno dei pochissimi panel a livello nazionale che contemporaneamente è accreditato su più matrici, quindi la sua competenza analitica è accertata per le valutazioni sensoriali analitiche che riguardano per esempio l’olio, le olive da mensa, ma anche il caffè e gli alimenti in genere. Lavoriamo per la definizione dei profili sensoriali e anche per la verifica della conformità alla normativa in vigore. E poi verifichiamo la qualità dei prodotti per aiutare le imprese che stanno sviluppando novità o progettando. Abbiamo realizzato anche un panel interregionale consumatori per definire un’attività complementare a quella analitica, cioè il gradimento del consumatore riferito a prodotti che le aziende decidono di testare».

Un’indagine per capire se il prodotto piace o no, insomma

«Non solo, anche per capire quali sono le caratteristiche di gradimento. Certo, si differenzia dal panel analitico: in quel caso siamo davanti a una misura sperimentale vera e propria che viene fatta da un gruppo contenuto di assaggiatori con domande rivolte a giudici addestrati. Nel caso del test parliamo di consumatori, dalla casalinga all’imprenditore fino al pensionato, ai quali sono poste domande molto più semplici ma estremamente rilevanti per chi sta lavorando a un prodotto. La scelta di queste persone viene fatta su base volontaria: viene chiesta la loro disponibilità ad assaggiare in base a gradimento o problemi come allergie ecc»

I cittadini si possono rivolgere al Labcam per analisi private?

«Certo, una delle richieste più frequenti è la verifica della potabilità dell’acqua, oppure l’individuazione della presenza di Legionella negli impianti. Abbiamo anche richieste da parte di chi vuole saperne di più su un alimento, scoprire se un olio ha determinate caratteristiche magari, o soddisfare curiosità personali: ci si può rivolgere a noi senza problemi».

Come entra l’innovazione nel lavoro del vostro laboratorio?

«Entra grazie all’offerta di servizi, spesso esclusivo appannaggio di grandi multinazionali, alle realtà del nostro territorio che vogliono progettare nuove referenze per allungare la vita commerciale del proprio prodotto, per migliorare le caratteristiche microbiologiche. E poi entra grazie all’attività informativa: abbiamo una sezione dedicata alla formazione alle imprese e diamo assistenza alla produzione seguendo le certificazioni, ma anche fornendo spunti di miglioramento tecnici o complementari, di marketing e promozione»

Ci sono specifici progetti sui quali state lavorando?

«Ci stiamo occupando in particolare delle strutture ricettive del territorio, per valorizzarne la qualità. Le aiutiamo nelle verifiche di legge che hanno poi un impatto significativo nei confronti del turista: controllo della qualità dell’acqua, della qualità degli alimenti, verifica di rischi biologici… Il progetto si chiama Happy Quality, ci stiamo occupando anche della sua divulgazione e promozione, mentre parallelamente proseguono le attività ormai storiche di analisi»

Nella sua lunga esperienza al laboratorio avrà sicuramente qualche progetto o episodio particolare da ricordare

«In ambito agroalimentare e sensoriale abbiamo lavorato su diversi progetti che sono rimasti un po’ nella nostra nella nostra storia, ne ricordo due con piacere. Il primo, ormai oltre dieci anni fa, è il metodo innovativo che abbiamo realizzato per il riconoscimento dell’oliva taggiasca: siamo stati il primo laboratorio titolare di questa sorta di “brevetto”. Il secondo è lo studio condotto con l’Università di Pavia, una collaborazione importante in occasione della quale ci siamo occupati dell’analisi per l’individuazione delle sostanze naturali in grado di sostituire il glutammato di sodio nelle preparazioni alimentari»

Labcam è un Centro di Saggio per la Buona Pratica di Laboratorio, cioè una struttura certificata che osserva un insieme di regole in base alle quali garantisce risultati di qualità

«Sì, è uno standard di cui ci avvaliamo per effettuare studi utili alla realizzazione di dossier presso il Ministero della Salute e presso la Comunità Europea. Labcam è l’unico centro in Liguria conforme ai Principi della Buona Pratica di Laboratorio, ed è uno dei pochi in Italia riconosciuti con questa certificazione che ci permette di confrontarci con realtà internazionali. Il Centro di Saggio è un fiore all’occhiello sia per quello che realizza, sia per i partner che se ne servono»

Ci svela come si svolge una sua giornata tipo al Labcam?

«Beh, essendo il direttore generale ho ovviamente una parte amministrativa da gestire. Vivo questa realtà da sempre, la mia giornata dura dodici ore più o meno ed è dedicata all’attività di ricerca e analitica in laboratorio, per la quale sono aiutato da fondamentali collaboratori. C’è anche una parte di gestione con i clienti che spazia dalle “consulenze” sui servizi offerti all’attività formativa per la quale sono docente, ma la maggior parte del tempo la dedico al laboratorio!»

Intervista realizzata dalla nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.

iscriviti alla newsletter

Per ricevere periodicamente gli aggiornamenti importanti da Flornews Liguria

Con l'iscrizione alla newsletter si accetta che il proprio indirizzo email venga automaticamente inserito in una lista di contatti a cui potranno essere trasmessi messaggi email relativi a Flornews Liguria, al Distretto Florovivaistico della Liguria e al mondo della floricoltura. L'ente regionale che utilizzerà i dati raccolti è esclusivamente il Distretto Florovivaistico della Liguria (proprietario di Flornews Liguria). I dati non verranno trasmessi o condivisi con terzi.