La famiglia botanica delle Lamiaceae ha dato i natali a moltissime delle maggiori piante aromatiche che conosciamo, tra queste forse meno conosciuta ma largamente coltivata sulla piana di Albenga, è la Santoreggia, nome scientifico del genere, che comprende diverse specie, è Satureja .

Le specie di questo genere sono circa 50 e sono originarie soprattutto del bacino del Mediterraneo, con un habitat temperato-caldo.

L’etimologia è incerta, si dice che il botanico Linneo, che la classificò insieme ad altre piante, ricavò il nome da un’antica parola romana la cui radice latina “satura” significa “sazio” in riferimento alle proprietà digestive dei succhi di queste piante. Un’altra etimologia farebbe derivare il nome da “salsa”, “intingolo” per indicare le proprietà aromatizzanti in cucina.

E’ detta anche Erba dell’Amore in quando, in epoca medievale, si riteneva che avesse qualità afrodisiache ed era utilizzata come preparato per infusi e “pozioni d’amore”. Non mancava mai negli orti monastici anche per le sue importanti doti digestive ed antisettiche.

La Santoreggia è una pianta aromatica rustica che resiste molto bene al freddo ed alla siccità. Necessita di una postazione soleggiata e può essere tenuta in vaso o trapiantata in giardino. Attenzione all’irrigazione, non deve mai creare ristagni.

Le foglie della Santoreggia hanno un aroma intenso e speziato, per questo è chiamata anche erba pepe o erba acciuga, e si sposa con moltissimi cibi e preparazioni a base di carne, pesce, verdure e legumi.
Viene utilizzata da sola o nelle miscele di erbe aromatiche mediterranee, perfetta su pesci e carni al forno, alla griglia, nelle marinature, in spezzatini e stufati.

Nell’orto ha anche proprietà repellenti contro gli afidi mentre attira farfalle ed altri insetti impollinatori.

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